I cantieri sono luoghi specifici
finalizzati alla cura di luoghi qualsiasi
le impalcature, reti, segnaletiche, transenne necessarie
alla costruzione o ristrutturazione di un luogo
sono già un luogo
Servono all’architettura, essendo architettura.
L’idea è quella di simulare un cantiere urbano che esiste solo per essere cantiere. Un luogo in cui il lavoro è` la creazione del luogo di lavoro e non il lavoro per il quale dovrebbe esistere quel luogo: una Macchina Celibe che si autoalimenta e che esiste solo per l’avanzamento e il sostenimento della stessa.
Cartelli Stradali, strisce arancioni, operai che mangiano panini, vecchi che guardano il cantiere e il cantiere che respira e si modifica nel tempo e nello spazio, si allarga, si sposta e sposta limiti e confini che profilano la sua presenza (coreografia di un luogo) e quando raggiunge la sua forma completa… sparisce.
Cantieri, impalcature, gru mastodontiche, tubi innocenti, container e cisterne di colore pastello, fanno ormai parte di un panorama urbano ordinario. Queste sculture funzionali vengono dispercepite, o altrimenti, non accettate come parte integrante del complesso architettonico in cui abitiamo, anzi, vengono spesso considerate ingombro e ostacolo alla visione, privazione di un qualcosa che in realtà ci appartiene.
I Cantieri sono Luoghi inaccessibili all’interno dei quali tutto è` segreto, una dimensione spazio- tempo omessa, un frammento di vita, di un quartiere e di chi lo abita, che resta nascosto e sconosciuto.
Simulare un cantiere significa occupare una porzione di spazio pubblico attraverso un’estetica conosciuta e a norma di legge, significa poter abitare quel frammento, poter vivere quella dimensione spazio-tempo, svuotando un cantiere del suo significato, liberandolo dalla sua funzione per renderlo Manifesto di cambiamento e stravolgimento del paesaggio e dell’ordinario.
Simulare un cantiere significa proporre di riattivare la percezione del circostante, che viviamo come sfondo assunto a cui siamo abituati ed educati.
Significa instituire un Luogo, prendere spazio ed abitarlo, modificandone il senso e il contenuto, mantenendo identico il contenitore, la forma e l’estetica.
Un cantiere svuotato che non produce, non getta cemento, non smonta sanpietrini, non squarcia l’asfalto, non pittura pareti, ma semplicemente esiste in quanto Luogo e in quanto Luogo si fa contenitore di eventi, il primo dei quali sarà il suo stesso allestimento.
A partire da queste premesse il progetto si sviluppa in due diversi formati: uno per lo spazio pubblico, il secondo per lo spazio teatrale.
La ricerca nello spazio pubblico si sviluppa attorno al dispositivo della simulazione del Cantiere. Si tratta di un percorso itinerante, che viene plasmato a seconda del luogo-città dove si attua, nel quale il pubblico inciampa in una serie di finti o veri Cantieri. Ognuno di questi ospita degli interventi installativi o performativi che generano un susseguirsi di immagini che oscillano costantemente e contestualmente tra finzione e realtà, tra ciò che è a prescindere dallo sguardo del pubblico e ciò che appositamente viene inscenato.
Il lavoro di scrittura scenica è una riflessione sul tema della superficialità, proponendo la superficie come spazio e luogo di possibile cambiamento, in quanto esposto, accessibile e manifesto, quindi luogo di cui riappropriarsi.
In questo caso il Cantiere si fa metafora di tutti quei luoghi e contesti che incarnano dei significati e valori irremovibili, ma che grazie al suo essere esposto, è in grado di riproporli come nuovi o come altro, nella proposta di una diversità immediatamente visibile.

Claudio Larena è un artista, artigiano e performer che spazia tra i linguaggi dell’installazione, della danza e della performance in contesti artistici contempo- ranei teatrali, performativi e visivi. Si forma in ambiti non accademici prendendo parte a workshop con artisti nazionali e internazionali, con particolare attenzione all’ambito performativo. Dopo il debutto in forma di studio del suo primo lavoro Calcinacci, presso il Romaeuropa Festival 2020, prosegue il suo percorso creativo con l’ideazione di tre nuovi progetti: -LENA, Le Spinte, Stiamo lavorando per voi (ci scusiamo per il disagio). Le sue ricerche si declinano sempre in diversi formati: la performance urbana e la scrittura scenica, la performance di parola e la ricerca coreografica. Artigiano per formazione, si interroga spesso sull’entità degli oggetti, sui loro significati, sulla relazione fisica, storica o concettuale che scaturisce dal nostro rapporto con essi.












